(English version below.) Nel 2023, la città di Taranto ospitò due mostre al Palazzo Pantaleo e una nuova opera commissionata per l’occasione dal titolo: Collasso. Un’opera questa che chiedeva al visitatore non solo di osservare, ma di confrontarsi attivamente con il suo significato. Esibita al CRAC Puglia sotto la direzione artistica di Giulio De Mitri, e come parte della mostra Monumental Elements a Palazzo Pantaleo, l’opera attrasse l’attenzione di Pietro Marino, critico d’arte di lunga esperienza e rara lucidità. Marino visitò la mostra nell’ambito di un progetto più ampio, che includeva le due esposizioni simultanee, Monumental Elements e Whispers of Amnesia, che erano parte degli eventi paralleli della XVIII Biennale Architettura di Venezia.

La professionalità di Marino fu sorprendente. Navigò tra le opere con efficienza e attenzione ai dettagli che altri avrebbero trascurato, ponendo domande precise e riflettendo profondamente sul contesto delle esposizioni. Nonostante la venerabile età, si muoveva con agilità, mentre io, forse eccessivamente vigile, cercavo di evitare di controllare ogni passo che faceva; un’abitudine sviluppata in questi ultimi anni dal mio essere sempre attento ai movimenti di mio padre, soltanto di qualche anno più giovane del critico. Marino, con pazienza e professionalità, mi invitò ad assistere alla sua esplorazione, chiedendo delucidazioni e condividendo pensieri di tanto in tanto, e rendendo così l’esperienza indimenticabile.

La sorpresa maggiore arrivò poco tempo dopo, quando Collasso apparve nella Gazzetta del Mezzogiorno accostata a un’opera di Giulio De Mitri nell’articolo intitolato Favola Blu. La scelta di Marino non era affatto scontata: Collasso è un’opera che non offre una lettura immediata, eppure la sua comprensione del lavoro superò ogni aspettativa. Marino, con il suo acume e la sua lucidità, offrì una critica dettagliata e profonda, integrandola nel contesto più ampio di Taranto e della sua storia culturale. Le due esposizioni, Monumental Elements e Whispers of Amnesia, concepite inizialmente a Singapore, riuscirono a sopravvivere a complesse dinamiche di potere nell’isola che rispecchiavano quel fenomeno che definisco Prostitutional Aesthetics. Un termine che indica come il sistema artistico, sia italiano che internazionale, si stia sempre più piegando a logiche di scambio e favoritismo e che discuto in un saggio che verrà pubblicato da Bloomsbury nel 2025. In questo scenario, l’intervento di Alessandro Melis e la capacità istituzionale e personale di De Mitri furono cruciali per la realizzazione delle due mostre.

Collasso fu poi anche esposta, dopo essere entrata a far parte della collezione del CRAC Puglia, nella mostra Imago, Visioni Inattese: La Collezione di Arte Contemporanea del CRAC Puglia. Fu esposta fianco a fianco ad un’opera di Joseph Beuys, realizzata quarant’anni prima, mostrando la sensibilità e la conoscenza artistica di De Mitri tradotta, da direttore artistico, in una curatela attenta e radicata nella storia.

Il rigore morale di Marino e De Mitri rappresenta un’eccezione straordinaria in un panorama artistico dove comportamenti non etici sembrano essere la norma. Marino operò con totale libertà e indipendenza, senza chiedere nulla in cambio, un approccio che è ormai raro sia in Italia che nel contesto anglosassone, e ancor più in situazioni autocratiche internazionali, dove le logiche di mercato e intrattenimento dell’audience al minimo comune denominatore sembrano aver soppiantato qualsiasi visione etica e sociale dell’arte.

La sorpresa continuò con la pubblicazione a firma di Pietro Marino del libro Taranto, Il Mare e la Cenere: Arte e Istituzioni 1970-2023, voluto dall’Accademia di Belle Arti di Bari (progetto per una rivisitazione storica e critica delle esperienze artistiche in Puglia), per le edizioni Gangemi di Roma, dove Collasso è stata affiancata all’immagine della Concattedrale di Taranto di Gio Ponti, illuminata dalla Light Art di de Mitri per la MAS Week del 2019. Nulla mi era dovuto, e meno che mai l’accostamento della mia pratica artistica a quella di De Mitri. Questa scelta di Marino ha ulteriormente rafforzato la mia stima per lui e per il suo modo di operare con una professionalità integerrima e senza compromessi. La scelta, inoltre, di accostare due opere con due visioni così diverse e complesse della città di Taranto e del suo futuro, meriterebbe un discorso artistico di largo respiro, in cui si possa esplorare come l’arte definisce il paesaggio e il modo di abitarlo.

Fare arte, o meglio essere nell’arte, richiede oggi una resilienza senza precedenti da parte delle nuove generazioni, ma anche da parte di coloro che resistono portando avanti valori e concezioni del sociale che possono apparire “inutili”. Le dinamiche di sfruttamento—dalle piattaforme digitali alle relazioni parassitiche, dalla malevolenza politica all’obbligo di “vendersi”—hanno reso il mondo dell’arte contemporanea un campo minato di compromessi morali. Eppure, figure come Marino e De Mitri continuano a rappresentare fari di professionalità e speranza, dimostrando che è ancora possibile operare con etica e passione autentica. Nel 2025, auspico di vedere più relazioni professionali di questo tipo, che si basino su rispetto reciproco e valori condivisi, piuttosto che su scambi di convenienza o dinamiche prostituzionali.

Il mio augurio per Marino e De Mitri è che continuino a incarnare quei “vecchi cani” che, conoscendo i trucchi migliori, mantengono viva una pratica artistica, curatoriale e critica fondata su principi etici e instancabile professionalità.

In 2023, my work Collasso was exhibited at the CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea under the artistic direction of Giulio De Mitri. The work was part of the official program of parallel events of the 18th Venice Architecture Biennale. These exhibitions—Monumental Elements and Whispers of Amnesia—posed complex challenges, including navigating power dynamics that tested the integrity of the project.

The exhibitions were conceived in Singapore but found new life thanks to the decisive intervention of Alessandro Melis and De Mitri’s curatorial acumen. In a context where Prostitutional Aesthetics—an approach I define as the transactional commodification of art—often prevails, it was refreshing to encounter an approach grounded in professionalism and institutional ethics.

Pietro Marino, a seasoned art critic with exceptional insight, visited the exhibitions. His professionalism and genuine interest in the works were striking. He moved through the space with precision and care, pausing to engage with every piece in detail, posing thoughtful questions, and reflecting deeply on the context. Despite his venerable age, his energy and intellectual rigor were remarkable.

The greatest surprise came shortly afterward when Collasso appeared in the Gazzetta del Mezzogiorno in an article titled Favola Blu, where Marino placed my work alongside Giulio De Mitri’s light art installation on Gio Ponti’s Concattedrale of Taranto. The pairing was unexpected, as Collasso is not a straightforward work; it requires careful observation and interpretation. Marino’s understanding of the piece, however, exceeded all my expectations.

What truly left a mark was Marino’s decision to include Collasso in his recently published book, Taranto, Il Mare e la Cenere: Arte e Istituzioni 1970–2023, released by Gangemi Editore. Seeing my work side by side with the illuminated Concattedrale in this important volume was an honor I did not expect. This was not the result of any negotiation or exchange—Marino worked with complete independence and integrity.

In an art world increasingly dominated by opportunistic behaviors and market-driven logics, figures like Marino and De Mitri stand as beacons of professionalism and hope. Their dedication and ethical approach remind me of the resilience and tenacity required to continue “being in art” today.

Art today often finds itself caught in a web of exploitation, from parasitic relationships to political hostility, from the imposition of having to “sell oneself” to the erosion of trust in genuine collaboration. Yet Marino and De Mitri demonstrate that it is still possible to operate with authenticity and passion.

For 2025, I hope to see more relationships built on respect and shared values rather than transactional or exploitative dynamics. My wish for Marino and De Mitri is that they continue to embody those “old dogs” who know the best tricks, maintaining an art practice, art critique, and curatorial vision grounded in deep ethics and tireless professionalism.

The artist acknowledges the support of the CRAC Puglia and the Venice Biennale.

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